DIALOGO TRA AMICHE SUL NATURISMO
di Gloria V.
In un caldo pomeriggio d'estate,
Alessandra chiacchiera in giardino con la sua amica Laura. Alessandra è una
naturista, che spesso va con suo marito o con gli amici in spiagge ed altri
luoghi dove si sta nudi. Più volte ha provato a parlare del nudismo alla sua
amica, ma lei avanza molte obiezioni.
A.: Allora, ci vieni con me
sabato prossimo in spiaggia?
L.: Dipende dove!
A.: Dai, lo sai benissimo dove
vado...
L.: Appunto, lo so. E tu sai
bene che in quei posti non ci vado.
A.: Lo dici come se si trattasse
di "postacci", dove si incontra chissà che gentaglia! Guarda che non
è così: io ci vado da diversi anni, e ti posso dire che si sta benissimo. Non
c'è proprio nulla di "sporco" o di riprovevole nel nudismo; anzi, è
un'esperienza bellissima!
L.: Lascia stare, Ale. Già altre
volte ne abbiamo parlato: io rispetto la tua opinione, ma proprio non fa per
me.
A.: Ne sei sicura? E se ti
dicessi che ti sentiresti bene?
L.: Senti, io non so che cosa ti
sia successo in questi ultimi anni. Ci conosciamo da una vita, siamo amiche da
sempre. Non mi aspettavo che un giorno ti saresti buttata a fare queste cose!
A.: Appunto perché mi conosci
bene dovresti fidarti di me. Pensi che ti voglia coinvolgere in una cosa
sporca? Se ti invito è proprio perché sono convinta che sia bellissimo, e
vorrei che lo provassi anche tu.
L.: Ma come fai a fare una cosa
simile? Proprio tu, che da ragazzina eri così timida e riservata! Io non riesco
ad immaginarti in un posto pubblico completamente nuda. Non ti vergogni con
tutta quella gente che ti guarda?
A.: E chi ti ha detto che stanno
tutti a guardare me?
L.: Perché, vuoi dire che non ti
guardano?
A.: Si vede che hai una strana
idea di ciò che accade in un ambiente naturista. D'altra parte ti capisco: moltissimi
non sanno assolutamente nulla del naturismo, e quelle rare volte che i mezzi di
informazione ne parlano, l'immagine che emerge è quasi sempre parziale o
distorta. Aggiungi il fatto che certe spiagge libere naturiste sono state per
anni il regno della "trasgressione", e il pasticcio è inevitabile:
nella mente di molti il nudismo non è altro che una delle tante facce della
trasgressione. Pensano che le spiagge o i campeggi naturisti siano luoghi in
cui si va a guardare o ad esibirsi, posti in cui si fa sesso libero e scambi di
coppia, e magari girano anche sostanze proibite. Nulla di più falso! Il
naturismo è uno stile di vita sano, negli ambienti naturisti non si fanno orge,
anzi non ci sono affatto situazioni erotiche. I naturisti sono semplicemente
persone normali, uomini e donne, single o sposati, bambini, giovani e persone
anziane, che hanno imparato e continuamente imparano a considerare il corpo
umano come qualcosa di "naturale", per nulla indecente.
L.: Per me non è affatto
"naturale". Voglio dire: certo che non ho problemi a stare nuda
quando sto da sola con mio marito. Se un giorno avessi dei figli, non so:
magari finché sono piccoli potrei anche stare nuda in loro presenza, ma poi,
una volta cresciuti, me ne guarderei bene: chissà cosa potrebbero pensare! In
ogni caso, con le persone estranee mai e poi mai.
A.: Dimmi una cosa: se ti
trovassi da sola con Claudio su una spiaggia deserta, dove sei sicura che non
passa nessuno, accetteresti di prendere il sole nuda con lui?
L.: Be', in questo caso... forse
sì; in un posto deserto potrei anche sentirmi tranquilla.
A.: Ora immagina per un attimo
che invece di essere solo voi due ci troviamo in quattro; immagina la stessa
spiaggia deserta, ma che ci siamo anche io e Fabio a farvi compagnia. Come ti sentiresti
in questo caso?
L.: Ecco, già questo mi
sembrerebbe meno accettabile. Anzi, penso che mi sentirei profondamente
imbarazzata.
A.: E perché? Cosa cambia?
L.: Cambia parecchio! Non è come
essere noi due da soli.
A.: E qual è il problema? Ti
vergogneresti di Fabio?
L.: Certamente già questo
sarebbe un motivo. Per carità, per me Fabio è un caro amico, come d'altra parte
lo è Claudio per te. Ma mi sentirei a disagio a parlare con lui tutta nuda...
A.: ...e naturalmente ti
seccherebbe che Claudio possa scambiare due parole o giocare a racchettoni con
me.
L.: Anche questo. Cioè,
intendimi: mi fido di te, e so che non faresti mai nulla per sedurre mio
marito. Però... forse è meglio evitare situazioni di questo tipo, no?
A.: Vedi, tu immediatamente hai
collegato il naturismo col sesso. Anche questo fa parte dell'equivoco che
dicevo prima. Secondo questa visione distorta, la nudità è collegata in modo
inscindibile con la sessualità: si sta nudi solo per fare sesso. Perciò, se un
uomo va in una spiaggia nudista, è perché vuole guardare o esibirsi, e magari
provarci con le donne; se lo fa una donna da sola, è perché vuol farsi guardare
e sedurre gli uomini; se lo fa una coppia, è perché vuole cogliere l'occasione
per proporre scambi con le altre coppie. A nessuno viene in mente che la
pratica della nudità in comune possa essere invece qualcosa di estremamente
sano e pulito. I campeggi naturisti sono frequentati per lo più da coppie e da
famiglie con bambini. Altro che maniaci e scambisti!
L.: Come puoi escludere che
quando vai in una spiaggia libera non puoi incontrare qualche tipaccio?
A.: Bisogna distinguere. Esistono
dei luoghi qualificati come "campeggi naturisti": questi sono luoghi
privati, per cui il gestore può controllare chi entra, ed anche cacciare fuori
chi si comporta male. In molti di questi posti è richiesta la tessera di
un'associazione riconosciuta dalla Federazione Naturista Internazionale. In
alcuni casi è addirittura obbligatorio andare in coppia, per cui gli uomini
soli non sono ammessi. Non dico che questo sia giusto in assoluto, perché così
facendo si escludono anche i molti uomini che si comportano bene; però così è
più difficile che si incontri gente poco raccomandabile. Per quanto riguarda
poi le spiagge libere o altri luoghi simili, in tutti i paesi più civili ci
sono molti posti ufficialmente riconosciuti come naturisti (pensare che in
Italia c'è una sola spiaggia ufficialmente naturista!), oppure luoghi non
ufficiali ma frequentati "per consuetudine" da naturisti. Questi però
sono luoghi pubblici, in cui non ci può essere un controllo sugli accessi; la
qualità dell'ambiente dipende allora dalla gente che lo frequenta. Per
esperienza, ti posso dire che le migliori spiagge libere naturiste sono di
solito quelle piuttosto isolate e scomode da raggiungere, perché così ci va
solo chi è veramente interessato. Ma dipende anche da quanti naturisti ci
vanno. Si potrebbe dire che di naturisti più ce ne sono, e più ce ne sono;
invece, meno ce ne sono, e meno ce ne sono. Sembra uno scioglilingua, ma è
vero: se un posto è molto frequentato da naturisti, è inevitabile che maniaci,
guardoni o comunque coloro che non vogliono fare nudismo siano meno invogliati
a stare lì, perché sanno di non passare inosservati e si sentono a disagio.
Invece se in un posto ci sono pochi naturisti, ben presto esso viene invaso da
altra gente che nel migliore dei casi va lì per guardare, quando non
addirittura per dare fastidio. In altre parole, è il numero che dà forza, sia
in un caso che nell'altro.
L.: Perché parli di "uomini"
soli? I single che fanno nudismo sono solo uomini?
A.: Nei posti in cui si può stare
tranquilli si vedono anche donne da sole, oppure coppie di amiche. In un luogo
frequentato solo o quasi da naturisti una donna anche da sola si sente
protetta, perché sa che nessuno le darà fastidio, alla peggio le sarà più
facile ottenere aiuto da altri. Comunque è senz'altro vero che gli uomini si
interessano al nudismo più delle donne.
L.: E questo non ti dice niente?
A.: In che senso, scusa?
L.: Tu dici che la nudità non ha
nulla a che vedere col sesso. Invece secondo me il fatto che i nudisti soli
siano quasi sempre uomini la dice lunga. Si sa che gli uomini più delle donne
sono propensi al sesso. Perciò la spiegazione mi sembra semplice: per loro la
nudità in comune è una fonte di eccitazione, e sono attratti dalla possibilità
di vedere donne nude.
A.: Credo che questa spiegazione
sia solo parziale. Non c'è dubbio che alcuni uomini si avvicinino al nudismo
inizialmente per una spinta "voyeuristica", perché sono allettati
dalla possibilità di guardare le donne. Ma questo dura poco, anche perché non è
difficile "identificare" coloro che stanno lì per guardare. Forse ci
sono altri motivi. In realtà, io credo che vi siano molte persone, uomini e
donne, che farebbero volentieri l'esperienza del nudismo; però c'è nella nostra
società una generale "disapprovazione" della nudità: nonostante le
edicole trabocchino di giornali erotici, anzi forse proprio a causa della
pornografia dilagante, facciamo molta fatica ad immaginarci come "persone
normali" che si fanno un bagno in mare nudi con gli amici. Al di là di
tutto, ci è rimasta l'idea che la nudità sia qualcosa di "indecente"
o "riprovevole", comunque qualcosa che al più va confinata nelle quattro
mura domestiche. Il risultato è che una persona interessata al nudismo deve
superare non pochi ostacoli, innanzitutto a livello di mentalità. In questo gli
uomini sono un po' più liberi, nel senso che più facilmente riescono ad
eliminare queste incrostazioni: un uomo interessato al naturismo può cercare
(ad esempio tramite Internet) il recapito di un'associazione naturista e
contattarla, magari solo per chiedere informazioni e parlare con qualcuno;
oppure può informarsi su una spiaggia naturista e decidere di andarci da solo.
È molto più difficile che questo lo faccia spontaneamente una donna; non perché
a noi non interessi, ma per un inevitabile senso di vergogna difficile da
superare. Finché si continua a ritenere sporca la nudità, è ovvio pensare che
una donna che si spoglia in una spiaggia è una "poco di buono", una
donna "facile". Il risultato è che le donne sono molto più
"bloccate" degli uomini nell'avvicinarsi al naturismo. Però, nel
momento in cui una donna ha fatto il grande passo, spesso si trova benissimo,
anche meglio degli uomini.
L.: Sarà... per me rimane sempre
una cosa tutt'altro che naturale. Voglio dire: in ogni civiltà, fin dai tempi
più antichi, gli esseri umani hanno imparato a coprirsi, e questo è uno dei
vari aspetti che ci distinguono dagli animali. Perciò il nudismo mi sembra una
forzatura, qualcosa che va contro un'abitudine naturale condivisa da tutte le
popolazioni. Nella vita "normale" noi tutti siamo vestiti, anzi
l'abito che portiamo serve non solo per difenderci dal freddo e per motivi
igienici, ma ci distingue, indica quel che siamo ed a quale classe sociale
apparteniamo. Te la immagini una città nella quale tutti, nello svolgere le
loro normali attività, vanno in giro nudi? Sarebbe quanto meno ridicolo, a
parte i problemi pratici. E poi non ci sono giustificazioni per stare nudi ad
esempio in spiaggia. Anche se fa molto caldo, non mi dirai che un normale
bikini ti fa sudare! E allora, perché non conservare un po' di decenza ed
evitare di esporre a tutti le proprie parti intime? Senza contare il rischio, soprattutto
per noi donne, di contrarre fastidiose malattie.
A.: Condivido quello che tu dici
riguardo l'importanza pratica e "sociale" dell'abito. Anzi, ti dirò
di più: se non fosse stato per la capacità degli esseri umani di procurarsi
abiti per coprirsi (capacità a sua volta dovuta all'abilità degli uomini di
usare le mani come nessun animale può fare), sarebbe stato impossibile alla
specie umana colonizzare le regioni più inospitali della Terra, perché in certi
climi non si può sopravvivere senza vestiti. Però io dico: va bene, usiamo i
vestiti quando esigenze climatiche o igieniche o comunque pratiche ce lo
impongono, anzi indossiamo anche abiti che ci "distinguono" e ci
"valorizzano"; ma usiamo in ogni circostanza l'abito giusto. Quando
non c'è bisogno di coprirsi, perché non ne facciamo a meno? In fondo se ci
pensi il costume da bagno è un compromesso; se prendi il sole, non è meglio
abbronzarti tutto il corpo senza lasciare quelle brutte strisce bianche? E se
ti bagni, non è meglio che il tuo corpo si muova libero nell'acqua? Invece no:
sentiamo l'esigenza di spogliarci per prendere il sole o fare il bagno, ma
contemporaneamente non riusciamo a superare il "tabù" della nudità;
ecco allora il compromesso: uno o due pezzetti di stoffa colorata con i quali
una si sente in qualche modo "vestita", e quindi ha la coscienza
tranquilla. Ma ci pensi quanti problemi pratici verrebbero eliminati se ci
fosse "normalmente" l'abitudine di stare nudi a prendere il sole,
fare il bagno in mare o in piscina, o semplicemente giocare con gli amici o
riposarsi? Non avresti il problema del costume che non ti si asciuga mai
addosso, perché la pelle bagnata si asciuga al sole in pochi minuti, né
dovresti nasconderti per cambiarti. Anche per quanto riguarda la paura delle
infezioni, puoi stare tranquilla: non c'è nessun pericolo. Ciascuna di noi è
continuamente esposta a possibili attacchi di batteri e microrganismi; ma non è
vero che stando nude corriamo maggior pericolo di infezioni vaginali. Pensa
solo al fatto che anche la biancheria intima che indossiamo non è sterile, e
che pure il costume ti difende fino ad un certo punto. Il fatto è che in un
organismo femminile sano c'è una difesa naturale, che è la flora batterica
vaginale. La presenza di questi batteri "buoni" ha l'effetto di
mantenere l'ambiente vaginale al giusto livello di acidità, impedendo ad altri
agenti (ad esempio funghi) di svilupparsi in modo pericoloso. Infatti quando
prendiamo una forte dose di antibiotici, perché ne abbiamo bisogno per
combattere altre malattie, allora sì che ci esponiamo al rischio di fastidiose
infezioni, perché eliminando anche i batteri buoni quel delicato equilibrio si
altera. Perciò, è molto più pericolosa una terapia antibiotica che un bel bagno
di sole senza costume! Considera poi che in tutti gli ambienti naturisti ci
sono delle precise norme igieniche: non solo difficilmente ci si siede
direttamente sulla sabbia, ma comunque si porta sempre con sé un asciugamano
per sedersi sulle panche o sulle sedie che anche altri usano.
Ma soprattutto, con l'abitudine
alla nudità, si elimina la distinzione tra parti del corpo "intime" e
"pubbliche", oppure "degne" ed "indegne"; perché
sarebbe un atto di "decenza" coprire il sesso e lasciare scoperte ad
esempio le gambe o le braccia? Non sono anche quelle parti del corpo
"private"? Mica mettiamo le gambe e le braccia a disposizione di
tutti, anche quando non sono coperte!
L.: Non è la stessa cosa! Alcune
parti del corpo esercitano un inequivocabile richiamo sessuale, soprattutto da
parte della donna nei confronti dell'uomo.
A.: E tu pensi che questo sia
confinato agli organi genitali? Non è affatto vero; se ti preoccupa tanto il
fatto di esercitare potenzialmente un'attrazione nei confronti degli uomini,
sappi che tutto il corpo femminile attrae gli sguardi degli uomini. Pensa ad
esempio al significato fortemente erotico che può avere la bocca; eppure
nessuno si vergogna di mostrare agli altri la bocca. Ma se per assurdo in un
paese vi fosse l'abitudine, nata inizialmente per motivi igienici ma poi diventata
mentalità radicata, di coprirsi la bocca con una mascherina quando si esce di
casa, inevitabilmente il fatto di scoprire la bocca davanti agli estranei
avrebbe un significato erotico, e quindi sarebbe ritenuto un gesto immorale.
Esattamente come nella nostra società il fatto di mostrarsi agli altri
completamente nudi.
L.: Comunque, a me darebbe
fastidio essere guardata, e non mi dire che questo non succede. Mi sentirei
troppo "indifesa".
A.: Tutto dipende da che cosa
intendi per "guardare". Io posso solo riferirti la mia esperienza:
non è affatto vero che una donna in un ambiente nudista sia oggetto di
eccessive attenzioni da parte degli uomini. Molto spesso ti trovi intorno
persone alle quali sei in un certo senso "indifferente". Più esattamente,
non è che gli altri "non si accorgano" della tua presenza o facciano
finta di non vederti. I naturisti sono abituati alla visione dei corpi umani,
per cui non si fanno problemi. Non ti stanno a fissare come se non avessero mai
visto una donna, non ti guardano con insistenza. Anche quando un uomo parla con
te, non ti senti in imbarazzo. A volte succede che un uomo ti ammiri, ma è
sempre un modo di guardare molto discreto e delicato; insomma, non ti senti
addosso nessuno sguardo che ti "trafigge". Quando è così non è
fastidioso, anzi in un certo senso è anche piacevole. Certo che puoi provare la
sensazione di sentirti "indifesa", ma solo le prime volte; e se
veramente ti senti in imbarazzo, basta che provi a pensare "Certo, ma
anche lui che sta qui a chiacchierare con me è indifeso come me, perciò siamo
nella stessa situazione". Credimi, Laura: i naturisti sono capaci di stare
insieme tranquillamente tra uomini e donne, grandi e bambini, senza nessuna
malizia. Quando li vedi giocare insieme, chiacchierare, buttarsi in acqua o
farsi la doccia, ti sembra di vedere dei bambini, che non si fanno alcun
problema riguardo al loro corpo. Ecco: pensa ai bambini, che sono capaci di
stare tranquillamente nudi con gli altri, senza provare vergogna, con uno
sguardo "puro" su se stessi e sugli altri. Poi col tempo, chissà
perché, perdiamo questa purezza e subentra il sentimento della
"vergogna". Il risultato è che non siamo più capaci di stare bene col
nostro corpo. Con il nudismo semplicemente non si perde (oppure si recupera) questo
sguardo puro.
L.: Ma è proprio questo il punto
che io contesto! Il paragone non regge, perché i bambini ragionano da bambini,
e non c'è nulla di strano che loro ritengano "naturale" stare nudi. Se
è per questo, ci sono un sacco di cose che sono normali per i bambini ma non lo
sono per gli adulti, e viceversa. Non metto in dubbio che i bambini abbiano uno
sguardo "puro" sul corpo umano, e forse è vero che non sono
particolarmente "traumatizzati" dalla vista di persone adulte nude;
ma quando si cresce, quando si arriva alla maturità sessuale, cambia tutto, sia
dal punto di vista fisico che da quello psicologico, per cui lo sguardo
sull'altro non può più essere altrettanto puro. Secondo me il sentimento della
vergogna non è una "sovrastruttura" che qualcuno ci impone, ma emerge
in modo naturale ad una certa età. Pensa a quando una bambina si accorge che
sta diventando donna, anzi pensa a te stessa quando hai attraversato quella
fase della tua vita; avresti ritenuto "normale" allora trovarti nuda
davanti a tuoi coetanei maschi? Ma non te li ricordi gli sguardi fastidiosi dei
compagni di classe, o dei ragazzi più grandi? Immagina ad esempio che alla
scuola media i professori di ginnastica avessero deciso un giorno di far usare
a tutti lo stesso spogliatoio, e di farvi fare la doccia tutti insieme, maschi
e femmine. Non ti saresti sentita morire dalla vergogna? Non saresti corsa a
casa piangendo? È del tutto normale che ad una certa età ci si vergogni degli
altri!
A.: Naturalmente le cose vanno
viste nel giusto contesto. Per fare il mio caso personale, io e mia sorella
abbiamo ricevuto un'educazione abbastanza "convenzionale": nella
nostra famiglia era impensabile la nudità in comune, né tra di noi né con altri.
Già da bambine ci hanno insegnato che non sta bene mostrarsi agli altri, che
occorre sempre nascondere il proprio corpo, perfino che non sta bene assumere
certe posizioni, sia pure con i vestiti. In una situazione del genere è del
tutto normale che quando si arrivi all'adolescenza si ritenga
"naturale" avere vergogna per il proprio corpo. Nel mio caso poi
aggiungi pure il fatto che mi sono sviluppata abbastanza presto, e che mi sono
ritrovata in breve piuttosto "formosetta". Non mi sono mai ritenuta
"bellissima", ma inevitabilmente certe caratteristiche del mio fisico
non potevano passare inosservate. Perciò quando parli di "sguardi
fastidiosi" dei ragazzi so bene a che cosa ti riferisci. Non metto in
dubbio che se un insegnante di educazione fisica se ne uscisse con un'idea come
quella che hai descritto tu non farebbe una cosa buona; anzi, scoppierebbe uno
scandalo colossale: la cosa finirebbe sui giornali, l'insegnante rischierebbe
il licenziamento, ed anche il preside se la vedrebbe brutta. Anche in assenza
di una molestia sessuale, un fatto del genere verrebbe immediatamente
identificato come tale, non solo dall'opinione pubblica ma anche da un giudice.
Lo stesso vale in un luogo privato, come una piscina o una palestra: a molti
darebbe fastidio il fatto che uomini e donne debbano usare lo stesso
spogliatoio e le stesse docce. Il fatto è che, anche quando si è convinti di
proporre una cosa buona per le persone, bisogna comunque tenere conto della
mentalità comune, che non si può modificare da un momento all'altro. Se per
molti la nudità è inaccettabile, bisogna rispettare il loro punto di vista e
non imporre niente a nessuno. Ad esempio, io ho provato tante volte a parlare
del nudismo a mia sorella, ma lei assolutamente non ne vuol sapere; perciò quando
vado a trovarla, e magari andiamo insieme in spiaggia, io so benissimo come la
pensa, per cui indosso il costume come gli altri e mi adeguo alle regole del
luogo. Anche in casa sua, mi guardo bene dall'andare in giro nuda davanti ai
miei nipoti, e quando mi faccio la doccia chiudo la porta a chiave: non perché
credo che ci sia qualcosa di male, ma perché mi sembra giusto essere discreta
quando sto con altri che non la pensano come me. E poi, non mi passa
minimamente in testa di invitare i miei nipoti, né i figli di mie amiche non
nudiste, a venire con me in spiagge frequentate da nudisti; sono convinta che
ai bambini e ai ragazzi farebbe bene, ma, trattandosi di minorenni, sarebbe
molto scorretto invitarli senza il consenso dei genitori.
Paradossalmente, in una
situazione di nudità in comune, tutto diventa molto più tranquillo e gli
"sguardi fastidiosi" scompaiono. In un villaggio naturista è
perfettamente normale andare a farsi la doccia e trovare lì altre donne ed
altri uomini, ed in questa situazione non c'è nessuno sguardo
"malizioso", per cui alle ragazzine non dà nessun fastidio tuffarsi
in piscina o fare la doccia in compagnia di altre persone. Pensaci un attimo:
da che cosa derivano i tipici sguardi "con gli occhi di fuori" degli
adolescenti maschi nei confronti delle ragazze? Proprio dal sistematico divieto
di vedere i corpi femminili! Più proibisci una cosa, più ottieni l'effetto di
aumentare la curiosità "morbosa". È inevitabile che ci sia una
"curiosità sessuale" (con questo termine non intendo dire
necessariamente "curiosità nei confronti dell'attività sessuale", ma
la naturale curiosità nei confronti del corpo altrui, che i bambini hanno già
molto prima dell'adolescenza). Ebbene, soprattutto i maschi, cercando di
soddisfare questa curiosità, finiscono col guardare
"clandestinamente" riviste pornografiche o comunque erotiche. Ma
allora, non è molto più "sano" che la naturale curiosità sia
soddisfatta alla luce del sole? Secondo me, i genitori che immergono i figli
fin da piccoli nudi in una realtà di persone nude fanno una cosa molto
positiva, perché insegnano ai figli che il corpo umano non è scandaloso. Questo
ovviamente vale sia per i ragazzi che per le ragazze; infatti c'è anche per le
femmine la curiosità sessuale, solo che per noi è più facile essere
"condizionate" ad ignorare la cosa (ma è un'ignoranza che poi si paga
a caro prezzo). In un ambiente naturista è più facile che i bambini passino
all'età adulta in modo tranquillo, senza troppi traumi.
L.: Vuoi dire che nel passaggio
dall'infanzia all'adolescenza ogni vergogna scompare?
A.: Non è sempre così semplice;
accade infatti che alcuni bambini abituati dalla più tenera età alla nudità in
comune, quando arrivano alla pubertà provino comunque un senso di vergogna, e
magari per qualche tempo si rifiutino di stare nudi. È facile intuire che il
problema è tutto "nella loro testa", perché per gli altri non è
cambiato nulla. Il fatto è che stare nudi implica un'accettazione del proprio
corpo; quando il corpo cambia, anche l'immagine che uno ha di sé cambia, e
questo è l'ostacolo più grosso. Se accade, spesso è una crisi che dura poco, ma
qualche volta il trauma è talmente forte che anche dopo la fase
"critica" i ragazzi e le ragazze non accettano più di spogliarsi.
L.: Una bella sconfitta per i
genitori!
A.: Non la metterei sul piano
della "sconfitta" personale. Più semplicemente, è normale che
ciascuno cerchi di coinvolgere i propri figli nelle cose che lo appassionano,
ma non è detto che poi i ragazzi continuino a coltivare le stesse passioni da
grandi. Ogni naturista propone ai figli questa "filosofia di vita",
ma sapendo bene che quando poi i bambini crescono, deve essere una loro scelta
personale, e possono anche seguire altre strade. Questo vale in realtà per ogni
altra cosa nella vita.
L.: Ma quando stai nuda in
spiaggia non ti dà fastidio vedere intorno a te uomini eccitati?
A.: Guarda che questo non succede
quasi mai!
L.: (molto stupita) E come è
possibile?!
A.: (sorridendo) Ti sembra
strano?
L.: Certo! Perché, non è normale
che un uomo si ecciti alla vista di donne nude?
A.: Invece tutto è molto
tranquillo, proprio per lo sguardo "puro" che dicevo prima.
L.: Detto così, sembra che i
nudisti siano come degli angeli "asessuati"...
A.: Non esageriamo. Siamo esseri
umani, mica puri spiriti! Il fatto è appunto che in un ambiente nudista non ci
sono di regola situazioni erotiche. L'abitudine alla nudità rende possibile
anche il fatto che gli uomini si... controllino.
L.: E questo non è per loro una
terribile fatica?
A.: Mah... non credo! Non che mi
sia mai interessata molto al problema, ma parlandone qualche volta con Fabio ho
capito che anche loro non si pongono la questione, o almeno non in modo
angoscioso. A me non è mai capitato di chiacchierare con un amico e di notare
un'eccitazione, ma penso che anche se succedesse non sarebbe una tragedia. Di
sicuro non ho mai visto, neppure da lontano, un uomo andare in giro ostentando
uno stato di eccitazione; penso che, se succede, semplicemente aspettano che
gli passi.
L.: Insomma, l'assuefazione alla
nudità rende gli uomini insensibili?
A.: Di cosa ti preoccupi?
L.: Mi sembra così strano...
A.: Ora non riesco più a capirti.
Prima mi dici che ti sentiresti in imbarazzo a vedere un uomo eccitato, poi ti
preoccupi che potresti non suscitare alcuna eccitazione. E allora, quale
reazione ti aspetti?
L.: Non lo so! Questo discorso
mi disorienta un po'... forse è più naturale il modo in cui tutti o quasi siamo
abituati. La nudità eccita, e quindi è giusto che sia confinata a persone tra
le quali c'è un coinvolgimento sessuale. Con gli altri, fossero pure amici, è
meglio evitare, così non c'è problema.
A.: Invece è molto più naturale
accettare la nudità propria ed altrui come qualcosa di non scandaloso, e questo
sì che elimina tanti problemi.
L.: E se una ha dei difetti,
come fa?
A.: Non credere che quando sei in
costume i difetti non si vedano, perché il costume non nasconde quasi nulla. Se
ad esempio io ho un po' di pancia, questa si vede pure col bikini. E se un uomo
è un po' troppo peloso, il costume non migliora la situazione. Se una ragazza
ha un bel po' di seno, con il costume nasconde i capezzoli, ma non la forma né
le dimensioni. Ti ripeto: in certe circostanze sono costretta ad usare il
costume, ma per me è una fatica, perché mi sembra solo un ipocrita compromesso.
Di fatto, il nudismo ti insegna ad accettare il tuo corpo così com'è; certo non
rinunci a fare quel che puoi fare per migliorare il tuo aspetto, ma accetti
anche i difetti senza troppi problemi, perché sai che anche gli altri ti
accettano. E non è un modo di dire; nei campeggi e nelle spiagge naturiste ho
visto di tutto: giovani dai corpi ben proporzionati, ma anche persone anziane,
dai corpi non più "bellissimi", persone che hanno subito amputazioni
per incidenti, perfino donne mastectomizzate.
Io penso che se ci fosse una
maggiore abitudine, una maggiore familiarità con il corpo nudo, molti problemi
si risolverebbero più facilmente. Pensa ad esempio a quei gravi disturbi del
comportamento alimentare di cui molto si parla negli ultimi anni, e che purtroppo
così spesso colpiscono le donne. Con la pratica della nudità sarebbe più facile
a tutti avere uno sguardo diverso e più tranquillo sul proprio corpo.
L.: Cosa vorresti fare, portare
tutte le ragazze anoressiche alla spiaggia nudista?
A.: Se prendo una donna che ha di
questi problemi e la "catapulto" senza preavviso in mezzo a tante
persone nude, potrei causarle una trauma ancora peggiore del disagio che già
vive, perché morirebbe dalla vergogna. Non credo che il nudismo sia la panacea
che risolve ogni male; tuttavia penso che un'esperienza simile potrebbe essere
utile alle persone che devono recuperare un'immagine "positiva" del
loro corpo. Forse gli psicologi che hanno in cura queste persone potrebbero
consigliare loro di partecipare ad incontri in ambienti naturisti, ovviamente
dopo una opportuna "preparazione"; una specie di "terapia
coadiuvante", da affiancare comunque alla psicoterapia necessaria in
questi casi. Lo stesso direi per certi comportamenti sessualmente deviati: probabilmente
molti di questi casi sono dovuti alla sistematica privazione della visione del
corpo altrui che queste persone hanno subito nelle varie fasi della loro vita.
Prendi ad esempio un maniaco che si diverte a "spaventare" le bambine
o le signore anziane facendosi vedere nudo nei giardini pubblici: io lo
porterei in un campeggio naturista, ma lo farei accompagnare da una psicologa
(nuda anche lei, ovviamente), con l'obbligo di seguirlo e di fargli compagnia
dovunque vada.
L.: Sì, e per fare cosa? La
guardia... del porco?
A.: (ride per la battuta
dell'amica, poi ridiventa seria) Carina questa!... No, guarda che non sto
scherzando. Il comportamento del maniaco esibizionista si basa proprio sul
fatto che "normalmente" alle persone non è consentito vedere il corpo
altrui per intero. Perciò l'esibizione improvvisa dell'organo maschile provoca
uno spavento o comunque una sorpresa in donne che non vi sono abituate, e di
conseguenza genera una sensazione di piacere nell'esibizionista. La stessa
persona, immersa in un ambiente in cui la nudità è normale, si renderebbe conto
immediatamente che il suo giochetto perverso non ha senso, perché la vista del
sesso non spaventa e non meraviglia nessuno; così forse ritroverebbe più
facilmente un equilibrio.
L.: Mah!... Da quello che dici
tu sembrerebbero esserci solo vantaggi e nessuno svantaggio...
A.: Infatti! Se ci pensi, vedi
che svantaggi non ce ne sono...
L.: (rimane un po' in silenzio,
incuriosita ma al tempo stesso molto titubante)
A.: Allora, ci vieni con me
sabato prossimo in spiaggia?
L.: Ci risiamo, eh?
A.: Certo, adesso che sono
riuscita finalmente a spiegarti con calma un po' di cose...
L.: Non lo so. Ci posso pensare
ancora?
A.: Ma certo, ci mancherebbe.
Pensaci quanto vuoi, poi me lo dici.
L.: Però sarei da sola, perché
Claudio non può.
A.: Anch'io sono da sola: Fabio è
fuori per lavoro tutta la settimana e torna sabato sera. Dai, è l'occasione
giusta: siamo senza mariti, così per te è pure meno imbarazzante. Possiamo
metterci dove vogliamo, tanto è una spiaggia abbastanza grande e si sta larghi:
possiamo anche stare in una posizione un po' defilata rispetto agli altri
gruppetti.
L.: E se mi sento a disagio?
A.: Di solito dura poco.
Comunque, fai così: portati il costume sotto il vestito; quando arriviamo lì,
se inizialmente non te la senti, non scoprirti completamente. Quando vuoi
provare, togliti tutto e resta per un po' a pancia sotto. Non guardarti intorno
in continuazione, anzi portati qualcosa da leggere, così ti distrai e non pensi
alla presenza degli altri. Intanto senti la brezza che ti accarezza tutto il
corpo: è una sensazione stupenda! Quando te la senti, alzati un momento, anche
solo per sistemare l'asciugamano. Quando ti sei ambientata, se vuoi possiamo
fare due passi fino alla riva, anche solo per bagnarci i piedi.
L.: Penso che non ci riuscirò
mai!
A.: Lo pensavo anch'io, ma vedrai
che non è difficile. Sai quando ti accorgi di essere diventata una naturista?
L.: No, quando?
A.: Quando non ti accorgi più di
essere nuda.
L.: Se si avvicina qualcuno,
come facciamo?
A.: Te l'ho detto, è molto
improbabile che in una spiaggia frequentata da naturisti qualcuno dia fastidio
a due donne sole. Se le altre persone che conosco mi vedono un po' appartata
con un'amica, magari mi faranno un cenno di saluto da lontano, ma difficilmente
verranno lì. Se poi un amico ci si avvicina per salutarmi, cerca di comportarti
nel modo più naturale possibile. Vedrai, non ti sentirai addosso sguardi
morbosi.
L.: Va bene, ci penso nei
prossimi giorni. Ma... come devo fare con Claudio?
A.: Cioè?
L.: Devo dirglielo?
A.: Fai come credi. Puoi anche
non dirgli nulla, se la cosa ti imbarazza. Digli solo che vai al mare con me,
senza dirgli dove.
L.: Mi sembra così strano... non
gli ho mai detto bugie. Mi sembrerebbe quasi di tradirlo!
A.: Ma non stai facendo niente di
male! Stai solo provando un'esperienza nuova, e siccome non sai come reagisci,
inizialmente non te la senti di dirglielo.
L.: Poi però dovrò
raccontarglielo.
A.: E lui si farà una bella
risata! Anzi, non vedrà l'ora di poterti accompagnare. Vedrai, è più facile che
un uomo sia comprensivo nei confronti della sua donna che lo invita al nudismo,
piuttosto che il contrario. Così, appena possiamo ci torniamo tutti e quattro!
L.: Sei sicura che non c'è alcun
pericolo?
A.: Pensi che altrimenti ci andrei
anche da sola, e ti inviterei a venire con me?
L.: Be', in effetti...
A.: ... e allora, buttiamoci!
L.: Mi hai messo una tale
curiosità che non vedo l'ora che arrivi sabato!
A.: Una cosa importante: non dimenticare
la crema solare ad alta protezione. Devi proteggerti bene il sedere,
altrimenti... sono guai!
(ridono, e continuano a
chiacchierare... vestite, per ora!)